Padova (mercoledì, 2 luglio 2025) — A Padova, lavorare nei cantieri in questi giorni significa sfidare un caldo estremo che non dà tregua. Gli operai raccontano di temperature così alte da far incollare le scarpe all’asfalto, di bottiglie d’acqua sempre pronte per bagnarsi la testa e di scarpe antinfortunistiche che diventano vere fornaci.
di Virginia Spennacchio
«In Guinea faceva caldo, ma qui soffro di più», racconta Karamoko, operaio di 32 anni. Molti iniziano a lavorare alle cinque del mattino per evitare le ore più torride, ma è quasi impossibile schivare il picco di calore che arriva sempre prima. Tra asfalto rovente e attrezzature incandescenti, la fatica diventa quasi insostenibile.
C’è chi decide di abbandonare i dispositivi di protezione per non rischiare malori, come Davide, 45 anni, che ammette: «Meglio rischiare una multa che svenire sul lavoro».Nei cantieri del centro città, i termometri toccano i 43 gradi, rilevati dagli strumenti usati per la saldatura dei tubi.
Alcuni datori di lavoro cercano di fermare le attività durante le ore più calde, ma non tutti possono permetterselo: le scadenze sono stringenti e fermarsi significa perdere soldi.«Lavoro da 35 anni, ma un caldo così non l’ho mai visto», racconta Armando, 56 anni. «Se non lavori, a fine mese non prendi lo stipendio». Un dilemma che pesa su tutti, anche sui più giovani. Tra i lavoratori migranti, molti spiegano che in Africa il caldo è secco, mentre qui è umido e ancora più opprimente.
La richiesta comune è chiara: servono regole precise, pause obbligatorie, orari modificati. Ma finché il lavoro chiama, si resiste. Ogni giorno si torna in cantiere, tra sole, fatica e speranza che, prima o poi, il caldo diventi almeno sopportabile.
Last modified: Luglio 2, 2025