Venezia (giovedì, 22 maggio 2025) — Filippo Turetta, condannato all’ergastolo in primo grado per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, ha presentato appello attraverso il suo legale, l’avvocato Giuseppe Caruso. Il ricorso arriva il giorno dopo quello della Procura di Venezia, che ha chiesto il riconoscimento delle aggravanti di crudeltà e stalking, escluse nella sentenza iniziale.
di Virginia Spennacchio
La strategia difensiva punta a smontare l’impianto accusatorio, in particolare l’aggravante della premeditazione, ritenuta decisiva per l’irrogazione della massima pena. Secondo la difesa, mancherebbero prove concrete che l’aggressione fosse stata pianificata, sostenendo invece l’ipotesi di un gesto d’impeto.
In parallelo, l’avvocato ha richiesto che vengano riconosciute le attenuanti generiche, che la corte non aveva concesso, ritenendo l’atto dominato da particolare ferocia, motivazioni meschine e un rifiuto della libertà personale di Giulia. La difesa, invece, insiste sulla giovane età dell’imputato, sul pentimento mostrato dopo il fatto e sull’assenza di precedenti penali, chiedendo che tali elementi vengano tenuti in considerazione per una pena più proporzionata.
L’appello sarà ora esaminato dalla Corte d’Assise d’Appello di Venezia, che dovrà pronunciarsi non solo sulla validità delle aggravanti proposte dalla Procura, ma anche sulle richieste di attenuazione presentate dalla difesa. Il caso, che ha profondamente scosso l’opinione pubblica italiana, continua a sollevare interrogativi sulla giustizia, la prevenzione della violenza di genere e il modo in cui le istituzioni rispondono a crimini di questa gravità.
Il verdetto della seconda istanza sarà decisivo per il futuro giudiziario di Turetta, ma anche simbolicamente rilevante per il dibattito nazionale sulla tutela delle donne e la responsabilità penale in casi di femminicidio.
Last modified: Maggio 22, 2025
